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A cura della dr.ssa Marta Guerra – Logopedista (cel. ‭338 8195258‬)

Introduzione e cenni storici
Nei primi anni del nuovo millennio, in seguito al massiccio ricorso all’allattamento artificiale degli anni ‘80 e ‘90, il consenso generale, sostenuto dalla letteratura scientifica internazionale, indica l’allattamento al seno come la modalità migliore per la nutrizione dei neonati. I benefici che apporta alla salute del bambino sia dal punto di vista nutrizionale e immunologico, sia per il suo benessere psicologico e generale sono molteplici e sono stati documentati a lungo. Entrando nel dettaglio, diversi studi hanno illustrato i vantaggi del latte materno rispetto a quello artificiale, evidenziando aspetti quali la composizione nutrizionale ottimale, una maggiore biodisponibilità dei nutrienti, una ridotta incidenza di allergie alimentari, un supporto allo sviluppo psicologico del neonato, un potenziamento delle difese immunitarie e una significativa convenienza economica.
Tuttavia, nonostante i vantaggi nutrizionali, immunologici e psicologici, c’è un altro importante apporto favorevole dell’allattamento materno esclusivo: gli esiti favorevoli sullo sviluppo della struttura cranio-maxillo-facciale e delle funzioni orali del bambino! Per questo, l’intento di questo redazionale è fornire informazioni aggiuntive per evidenziare l’importanza dell’allattamento al seno per lo sviluppo fisiologico della cavità orale e delle strutture osteomuscolari ad essa connesse.

La “danza” dell’allattamento 
Possiamo immaginarci l’allattamento al seno come una danza, un ballo, fra la mamma e il suo bambino: un filo rosso di emozioni e condivisione, ma anche un intreccio dinamico e ordinato di movimenti. Tralasciando momentaneamente la componente emotivo-relazionale dell’allattamento, possiamo dire che l’allattamento al seno diventa una danza energica, funzionale, armonica ed efficace quando l’attaccamento alla mammella e la deglutizione del neonato sono adeguati.
Come inizia la “danza” dell’allattamento? Il neonato viene posizionato con il corpo rivolto verso quello della madre. Se tenuto tra le braccia, è essenziale che le sue spalle e il bacino siano adeguatamente sostenuti dall’avambraccio o dalla mano della madre, in modo che il collo sia leggermente esteso. È cruciale che la testa del bambino sia allineata al corpo, con orecchio, spalla e fianco disposti lungo un unico asse. Il neonato dovrebbe inoltre trovarsi con il naso allineato direttamente di fronte al capezzolo. La madre può quindi orientare il capezzolo verso le labbra del bambino, sfiorandole per stimolarlo delicatamente ad aprire la bocca. Quando il neonato apre la bocca in modo ampio, la madre dovrebbe avvicinarlo prontamente al seno, permettendogli di afferrare non solo il capezzolo, ma anche una porzione ampia dell’areola mammaria, in particolare la sua sezione inferiore. A questo punto, il bambino ha le labbra estroflesse che aderiscono sopra il tessuto dell’areola e non solo sul capezzolo, creando una buona tenuta. La lingua è oltre la rima gengivale inferiore e avvolge il capezzolo inferioremente esercitando dei movimenti antero-posteriori per facilitare la fuoriuscita di latte. Nella fase iniziale, la suzione è essenziale per ottenere una buona presa e per permettere che il seno e il capezzolo si estendano all’interno della bocca del neonato, fino a raggiungere la zona di transizione tra palato duro e palato molle. Il bambino può ottenere il latte, avvolgendo il capezzolo nella sua porzione inferiore con la lingua ed esercitando un movimento antero-posteriore di tipo peristaltico che comprime il morbido capezzolo contro il palato. Il bambino deve esercitare pressione sull’area areolare con le mascelle, poiché è al di sotto di questa che si trovano i dotti lattiferi materni. Comprimendo questa regione, il flusso del latte è facilitato attraverso le varie aperture situate sul capezzolo. Le guance del bambino sono piene, senza fossette. Il movimento peristaltico della lingua guida il latte verso la gola, permettendo al bambino di deglutirlo e di ricevere così il nutrimento necessario.


Fig.1: Le dinamiche motorie dell’allattamento

Lo sviluppo cranio-facciale e il rapporto tra funzione e forma 
Alla nascita e durante l’età evolutiva, le strutture osteo-cartilaginee, che conferiscono una forma al corpo del bambino, non hanno ancora raggiunto una completa ossificazione, la quale avverrà intorno ai 20 anni. Perciò il complesso cranio-maxillo-facciale, come altre strutture del corpo del neonato, pur avendo una forma, hanno una consistenza spugnosa, malleabile, paragonabile alla cera morbida. D’altra parte, invece, le strutture muscolari del neonato e del bambino, che permettono lo svolgimento di movimenti, funzioni e attività, sono dotate di tono e forza, che si rafforzano e accrescono con il movimento stesso.
Da queste informazioni provenienti dalla letteratura scientifica internazionale, emerge il rapporto tra Forma e Funzione. La Forma è la struttura ossea e cartilaginea del corpo del bambino, invece la Funzione costituisce l’insieme delle attività e dei movimenti attivi o passivi, permessi dall’azione muscolare, che il bambino compie o subisce. Focalizzando l’attenzione sul distretto di nostro interesse, quello cranio-facciale, la Forma è costituita da tutte le ossa e le cartilagini che compongono il distretto cranio-facciale; invece la Funzione è data da tutti i movimenti e da tutte le azioni motorie attive o passive, che hanno ricadute sulla struttura stessa cranio-facciale.
Semplificando e volendo rendere fruibile il concetto del rapporto fra Forma e Funzione, è possibile affermare che, durante i primissimi anni di vita, le strutture ossee e cartilaginee del distretto cranio-facciale vengono modellate, plasmate e modificate in base a tutto ciò che entra in contatto diretto internamente ed esternamente con le strutture stesse. Quindi, la struttura e la conformazione del complesso cranio-maxillo-facciale dipende in modo indissolubile positivamente e negativamente da tutto ciò che entra in contatto diretto con il cavo orale.

Lo sviluppo cranio-facciale: eziologia degli Squilibri Muscolari Orofacciali (SMOF)
Il tessuto mammario durante l’allattamento al seno costituisce l’elemento modellante per eccellenza delle strutture cranio-maxillo-facciali. La mammella è morbida ed elastica e permette un modellamento positivo e adeguato delle strutture cranio-facciali. Contribuisce positivamente a plasmare il palato duro del bambino, poiché si comprime e si espande in risposta ai movimenti peristaltici antero-posteriori della lingua del neonato. Il succhiamento del latte materno dal capezzolo e dell’areola permettono al palato di plasmarsi e modificarsi in una conformazione arrotondata ad “U”. Un palato normoconformato permette di prevenire squilibri muscolari orofacciali, permette un corretto allineamento dei denti e riduce l’incidenza di malocclusioni.
Tuttavia, la tenera struttura osteo-palatina può essere modellata da qualsiasi altro oggetto che può essere introdotto e premuto, anche lievemente, nella cavità orale del bambino (biberon, ciuccio, peluche, dito…ecc). Il risultato di ciò è un palato avente una forma innaturalmente stretta a “V”, che si correla in molti casi a malocclusioni, accavallamento e malallineamento dei denti e squilibri muscolari oro-facciali.
Lo squilibrio muscolare (SMOF) orofacciale è un’alterazione delle strutture bucco-facciali e di una o più funzioni orali (posizione a riposo, deglutizione, respirazione, masticazione e articolazione delle parole). Per il suo trattamento, lo squilibrio muscolare orofacciale richiede un’equipe multidisciplinare: logopedista, otorinolaringoiatra, ortodontista, chirurgo maxillo-facciale, foniatra… Alcune delle cause principali di SMOF, che richiedono l’intervento riabilitativo di un logopedista sono: respirazione orale a causa di ipertrofia delle adenoidi e/o delle tonsille, ipertrofia dei turbinati e deviazione del setto nasale; frenulo linguale alterato, vizi orali (onicofagia, lapisfagia, uso protratto del ciuccio); abitudini alimentari (uso del biberon); traumi o ferite o malattie del complesso oro-facciale; disfunzioni del sistema nervoso centrale.

Fig.2:              PALATO A “U”    PALATO A “V”

In uno studio sono stati indagati 9698 bambini con età compresa tra i 3 e i 17 anni di età per  approfondire una possibile correlazione tra il tipo di allattamento e l’incidenza di malocclusioni. I dati emersi hanno evidenziato che il 32,5% dei bambini allattati per un tempo inferiore o uguale a 3 mesi aveva una malocclusione. Invece i bambini allattati al seno per più di 12 mesi con malocclusione erano solamente il 15,9%. Inoltre, i bambini allattati al biberon avevano una probabilità 1,84 volte maggiore di sviluppare malocclusioni. Gli autori del presente studio hanno concluso che più prolungato è l’allattamento materno minore sarà la percentuale di malocclusioni. Di conseguenza possiamo affermare che le ricerche scientifiche delineano una marcata correlazione di malocclusioni dentali nei soggetti allattati mediante biberon. Inoltre, gli aspetti meccanici dell’allattamento al seno confrontati con l’allattamento mediante biberon sono diversi per quanto concerne il movimento della lingua. Nell’allattamento al seno, la lingua svolge un movimento antero-posteriore peristaltico, invece nell’alimentazione con biberon la lingua effettua un movimento più simile a un pistone che occlude il buchino di fuoriuscita del latte dal biberon. Il neonato allattato con biberon è quindi obbligato a mantenere la lingua sollevata per controllare il flusso abbondante di latte che esce dai fori ampi della tettarella del biberon, evitando così che fuoriesca con eccessiva velocità. Questa attività motoria atipica della lingua, se persistente, si correla ad una condizione di spinta linguale anteriore e/o di deglutizione deviata.
Come ampiamente confermato dalla letteratura scientifica internazionale, anche l’uso protratto del ciuccio oltre i 24 mesi di vita correla con spinta linguale anteriore, morso inverso, riduzione dell’ampiezza dell’arcata, minore altezza della faccia anteriore, rotazione dell’angolo del piano mandibolare, morso aperto e deglutizione atipica con interposizione della lingua.
In effetti, nella dinamica motoria legata all’uso del succhietto la lingua avvolge inferiormente la tettarella del biberon esercitando un movimento peristaltico antero-posteriore di suzione, associabile al movimento di suzione del latte. Tuttavia, con l’avvio dello svezzamento, l’azione motoria linguale alimentare del bambino si modifica rispetto al movimento linguale del lattante. Durante lo svezzamento e, in seguito, nell’alimentazione adulta, la lingua ha il ruolo di accogliere il cibo all’interno del cavo orale e di compiere dei movimenti rotatori per rimescolare, amalgamare e formare il bolo alimentare. L’uso protratto e persistente del succhietto, in cui la lingua compie un movimento antero-posteriore, influisce sull’apprendimento del corretto movimento linguale di rotazione che permette di amalgamare e mescolare il bolo all’interno della cavità orale, provocando uno squilibrio muscolare orofacciale e alterando la funzione orale dell’alimentazione.
Anche altre abitudini orali non alimentari in età pediatrica ed evolutiva possono portare ad una maggiore incidenza di squilibri muscolari orofacciali e malocclusioni. Gli studi scientifici hanno concluso che la suzione prolungata del dito può essere causa di un morso aperto anteriormente: si verifica la proinclinazione e protrusione degli incisivi mascellari, un allungamento dell’arcata superiore e uno spostamento anteriore della mascella. Inoltre, il vizio orale di succhiamento del dito può plasmare la tenera struttura osteo-palatina con una conformazione anomala a “V”.


Fig.3: Esempio di morso aperto

Un altro problema che può verificarsi durante lo sviluppo del complesso cranio-facciale è la riduzione dello spazio riservato alle cavità nasali: in un palato con conformazione a “V” la volta palatale è spinta verso l’alto, spingendo superiormente anche il pavimento della cavità nasale. Tuttavia, l’arco del naso non sale allo stesso modo, provocando una diminuzione dello spazio nasale totale. La riduzione dello spazio nasale deputato al passaggio del flusso aereo e alla respirazione può portare a: respirazione orale, apnee ostruttive notturne e roncopatia.

Conclusione
In conclusione, l’allattamento al seno è stato evidenziato vantaggioso per aspetti emozionali, relazionali, immunologici e nutrizionali. Tuttavia, un altro importante beneficio è la salute dentale, il movimento della lingua e la deglutizione funzionale. L’allattamento al seno permette di prevenire complicanze dentali e squilibri muscolari oro-facciali, in modo naturale senza ricorrere a terapia miofunzionale per la rieducazione dello SMOF e a tecnologie ortodontiche, che richiedono costi elevati e un notevole impegno. I bambini allattati al seno hanno una migliore opportunità, rispetto a quelli nutriti con il biberon, di avere un’adeguata salute dentale, grazie agli effetti dell’allattamento al seno sullo sviluppo della cavità orale e delle vie aeree. Anche l’utilizzo prolungato del succhietto, il succhiamento del dito o altri vizi orali possono incidere negativamente sullo sviluppo cranio-facciale provocando squilibri muscolari orofacciali.

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